martedì 30 aprile 2013

Siamo esseri relazionali

 


 "Nessun uomo è un isola" recita l'inizio di una poesia di John Donne...E io concordo pienamente. Siamo esseri relazionali e la comunicazione decide tutto della nostra vita. Se la nostra comunicazione è una comunicazione felice noi siamo felici. Se chi hai intorno ti capisce e tu lo capisci, si sta bene...Quale periodo storico migliore di questo, quindi, è mai esistito! La tecnologia ci permette di comunicare con chiunque e in ogni istante! Smartphone e tablet la fanno da padroni! Ma il problema è...Ci relazioniamo veramente con le persone che contano nella nostra vita? E "ogni istante" ha veramente lo stesso valore all'interno della nostra giornata?
Riprendo il tema della dipendenza tecnologica già affrontato in un altro post lasciandovi semplicemente questo video che dura appena 90 secondi e che  ho deciso di vedere una volta a settimana...Magari mi aiuterà a disconnettermi dal mio iPhone per connettermi di più con i miei figli, mia moglie e le persone care che ho intorno.

giovedì 18 aprile 2013

La saggezza dei Simpson


 Se dovessi identificare la mia "paura professionale" di padre direi che è quella di non dare delle regole, di risultare un amicone incapace di "dare spina dorsale" ai miei pargoli, termine un po' retrò ma efficace. Sarà che mi hanno fatto una testa così con questa assenza dei padri nella società moderna, sarà per il mio carattere notoriamente poco incline all'autorità, insomma io mi rivedo molto in Marge e Homer Simpson nella puntata in cui decidono di punire Bart per l'ennesima marachella impedendogli di vedere l'attesissimo film di "Grattachecca e Fighetto". La motivazione di questo divieto sarà: se gliela faremo passare liscia Bart prenderà una brutta strada e finirà a fare lo spogliarellista in un locale di bassa lega (con eloquenti scenette di un Bart cresciuto in mutande con tanto di maniglie dell'amore). Viceversa, se teniamo duro gli daremo struttura e diventerà giudice della Corte Suprema. La puntata finirà appunto con un Bart cresciuto e togato che, accompagnato da un Homer visibilmente invecchiato in una Springfield futuristica, va finalmente al cinema a vedere il film, dato che  è rimasto l'unico in tutta la città a non averlo ancora visto. Carissimi e gialli coniugi di Springfield, capisco la vostra preoccupazione: anch'io quando devo mettere un NO a mio figlio mi ripeto che, in caso contrario, ne farò un tiranno senza senso del limite. Però ho sempre paura di farmi prendere la mano.

martedì 2 aprile 2013

Il padre. Libertà dono



Riportiamo la recensione del libro Il padre. Libertà dono di Claudio Risé riportata sul sito del settimanale Tempi)

Una società senza padri è destinata a soccombere, è necessario il loro ritorno. Sono in tanti a dirlo, ma per lo psicanalista di fama internazionale Claudio Risé, come si legge nel suo libro appena pubblicato, “Il padre. Libertà dono” (Ares, 192 pagine, 14 euro), questo «non significa un ritorno al padre autoritario da cui siamo scappati, quello delle leggi e dell’imposizione dall’alto», spiega a tempi.it. A mancare è un padre capace di tenerezza, «che è il contrario di un vago sentimento o di un servilismo nei confronti di figli padroni. La tenerezza è accoglimento dell’altro per quello che è. Il padre deve rispettare la diversità del figlio e accompagnarlo a scoprire chi è, senza imporre propri schemi, dicendo con affettuosa fermezza dei no là dove siano necessari a non farsi male».
L’assenza di un padre simile conduce la persona o a chiudersi in se stessa, rifiutando il mondo sentendolo nemico, o a omologarsi, facendo di tutto per avere l’approvazione degli altri. Come si esce da questa polarità?
Serve una madre che accolga pienamente il bambino, in completa sintonia, e lo rassicuri nei contatti con l’esterno: tale funzione, in una presenza affettiva costante, è fondamentale nei primi anni di vita. Il padre deve poi subentrare per staccare il figlio da questo rapporto per  stimolare il suo sviluppo personale e condividere con lui la ricerca del senso della vita, in un rapporto educativo di testimonianza. Si riceve amore e supporto e la persona cresce capace di stabilità e responsabilità verso il prossimo, contribuendo al benessere di tutta la società.
Parla delle patologie ignorate da chi predica la normalità dell’assenza di una figura paterna o materna, della famiglia omosessuale, dei figli che nascono in laboratorio, dell’aborto in cui il padre è messo da parte. Lega le stragi americane ai problemi familiari di chi le ha compiute. Parla del tabù per cui si finge che le madri che lavorano senza mai vedere i figli sono identiche a quelle che li accudiscono. Quale impatto avrà questo modello sulle generazioni future?