giovedì 7 marzo 2013

Ma come fai?


Oggi di famiglie con più di due figli non ce ne sono molte in giro...Qualcuna con tre ogni tanto se ne vede...ma con quattro o più sono una rarità e sopratutto vengono guardate con sospetto...
E' quello che capita a me quando vado in giro con i miei quattro marmocchi (mi piace chiamarli così anche se i primi due hanno 8 e 6 anni e cominciano ad essere piccoli/e ragazzi/e).
"Sono tutti vostri?" - è la domanda che fanno tutti...
"E si" - rispondo io
Devo dire che, negli occhi di molte persone, vedo una sincera ammirazione ma in altre noto una forma di compassione..."Poveracci" pensano...
Ma io in realtà non mi sento un poveraccio, anzi, credo di essere l'uomo più fortunato della terra! Quattro figli sono stancanti, a volte insopportabili, ma sicuramente la cosa più bella che mi sia capitata (dopo la mia mogliettina chiaramente, senza la quale non stavo qui a scrivere). Mi sento spesso inadatto come genitore...sbaglio, anche molte volte, ma cerco di mettercela tutta, confidando soprattutto che oltre a me questi bimbi hanno un Padre Celeste a cui ogni sera, quando li metto a letto, li affido.

Ma torniamo alle domande della gente, non quelle delle persone  che incontri per strada, ma quelle degli amici un po' più intimi che mi chiedono:

"Ma come fai?
"Mi sembra impossibile riuscire a fare le cose con uno! Ma tu come fai con quattro?"

E non è facile rispondere anche perché in effetti a volte mi sembra di non farcela...

Sicuramente se c'è un cosa che ti porta via un figlio (oltre le energie) è il tempo! C'è un pezzo del libro delle Lettere di Berlicche di C.S. Lewis in cui  Berlicche (il diavolo), in una delle lettere indirizzate a suo  nipote Malacoda (un giovane diavolo apprendista tentatore), gli dice che nulla riesce a far incavolare un uomo quanto il vedersi sottrarre il proprio tempo, soprattutto quando non se lo aspetta:
"...egli [l'uomo - n.d.r] considera  il suo tempo come sua proprietà e ha la sensazione di essere derubato.  Devi perciò custodire molto  gelosamente  nella  sua mente  questa  strana pretesa: 'Il mio tempo è roba mia!'  Fa' in modo che provi la sensazione di cominciare ogni giorno  come  un  legittima possessore  di ventiquattro ore.  Fa' in modo che senta come una tassa gravosa quella  porzione  di  codesta  proprietà  che  è  costretto a concedere a coloro che lo tengono impiegato..."
Ecco, questa cosa con i figli (soprattutto quelli piccoli) succede in continuazione.
Mi ricordo con il primo questo senso di frustrazione che provavo, per cui appena mi ritagliavo il mio piccolo spazio per leggermi un libro o cazzeggiare su Internet venivo quasi costantemente "disturbato"...Anche con la seconda nuova arrivata succedeva...Alla terza paternità ho cominciato ad intuire una cosa e con la quarta paternità questa intuizione è stata confermata:
quello che ho capito (e per cui  devo combattere per ricordarmene ogni giorno) è che avere un figlio vuol dire donarsi completamente a lui: "accettare" il fatto che il tuo tempo non è più tuo, e in questo, trovare la felicità!

2 commenti:

Giuliano Pompeo ha detto...

Segnaliamo un articolo molto bello scritto da Susanna Bo proprio in questi giorni:

http://www.susannabo.it/il-giorno-libero/

A mio giudizio i due articoli si completano e vanno a toccare un argomento di stretta attualità, perché mai come di questi tempi il tempo ci sembra sempre mancare!!!

Unknown ha detto...

Bello, è esattamente quello che capita anche a me. Ora i miei ragazzi stanno crescendo: il più grande ha 13 anni, il più piccolo quasi sette, e in mezzo ci sono due gemelli di 11; il tempo per me è sicuramente più di quanto ne avessi quando erano piccoli, ma l'attenzione che richiedono ora è, se possibile, aumentata. Ma la cosa più bella è, come dice don Mazzi, che ogni giorno i figli, soprattutto quelli grandicelli, ti costringono a iniziare da capo, a non "sederti"mai.. Stancante, ma impagabile!