venerdì 16 novembre 2012

Scudi umani



Aspetti un figlio e cominci a dirlo in giro. Quello che spesso accade è che ti piove addosso una fitta serie di racconti dettagliatissimi e a tinte apocalittiche su tutto quello a cui stai andando incontro: notti insonni, occhiaie perenni, ore giorni mesi passati a rincorrere il capriccioso infante per non farlo morire di fame, tua moglie più sfruttata di una mucca da latte e via così. Se poi non è il primo figlio, il ritornello assume delle piccole varianti: "due bambini piccoli per casa? Sarà tremendo", "Ora Samuele è tranquillo? Quando nasce il fratellino diventerà intrattabile". Per non parlare di quando lo dici ad alcuni parenti: il rumore da registro di cassa che faranno le loro testoline, unito al sorriso di circostanza, starà ad indicare che pensano "Oddio.... ora siete poveri: vi toccherà contendere le elemosine con il polacco davanti alla chiesa, ma chi ve lo ha fatto fare?".

Intermezzo vagamente teologico. Il Nemico (anzi chiamiamolo Berlicche in omaggio a C.S. Lewis) direbbe don Fabio, si comporta come l'assalitore di una città fortificata: lancia dardi infuocati da fuori le mura del tuo cuore. Tu stai lì, serafico e pacioso a pregustarti l'arrivo del pargolo, quando un pensiero negativo (il dardo infuocato) ti si insinua in testa (magari dando credito ad uno dei racconti di cui sopra). Se non sei lesto il fuoco si accende, ha il sopravvento sul resto e ti lascia l'amarezza tipica di quando dai corda ai pensieri neri. 
Contro questi attacchi, diceva qualcuno (San Giovanni Crisostomo? San Paolo? Manco le basi...), bisognerebbe essere come "opliti", ovvero guerrieri armati di lancia e scudo. Parentesi ludica: chi non ha mai giocato ad Age of Empires non sa cosa voglia dire attaccare con frotte di arcieri armati di tutto punto e vederli cadere come pere di fronte a questi pupazzetti caracollanti dotati di scudo e lancia, gli opliti appunto.
Cari amici, tutto questo per dirvi che vi devo delle scuse: dovevo difendere il mio buonumore dagli "amorevoli" racconti di cui sopra e ho giocato sporco... vi ho vilmente usato come scudi di fronte ai dardi di Berlicche. Ho usato le vostre storie, l'atmosfera felice che si respira nelle vostre case piene di bimbi, l'epidemia di pance che ha colto Santa Francesca Romana, Walter e Marta che dicono "Tre figli sono meglio di due, si sta una favola", Luca e Ester che non sanno pensare la loro famiglia senza l'ultima arrivata, e tanto altro... Senza il vostro esempio avremmo probabilmente fatto le stesse scelte, ma la vostra presenza ci ha dato lo slancio, la serenità nel trovare la conferma di non essere del tutto fuori di testa ma che c'è, da qualche parte nel mondo e neanche chissà dove, una generazione che non rinuncia a fare scelte che solo una trentina di anni fa erano ordinarie (essere aperti alla vita, sposarsi prima di essere diventato amministratore delegato della FIAT...)

Ora, per sdebitarmi, ho deciso di rompere gli indugi e non limitarmi a "parare" ma ad assestare qualche colpo di lancia, almeno per quel poco che ho capito nella mia breve carriera di padre. Anzi, comincio ora:

(freccia)= "Non dormirai più "
(parata e risposta)= "Vero, sono 17 mesi che mi alzo almeno 2 volte a notte... ma avete idea di cosa si prova a tenere un nanetto che ti si spalma su una spalla in totale abbandono? Vale la pena alzarsi... ho tutta la vita per dormire!!!"

(freccia)= "Fare il genitore è il mestiere più difficile del mondo. Lo vedi quanti ragazzi debosciati ci sono in giro?"
(parata e risposta)= Certamente, tutte le cose che rendono bella la vita sono difficili (tipo vedere la Roma vincere lo scudetto, vent'anni di sofferenza e per poco non ce lo sfilano). Anzi, il gusto delle cose è spesso proporzionale alla difficoltà (una cosa è Roma-Catania 7-0, un'altra è Roma-Juventus 4-0, di cui ricordo ogni istante, ogni minuto, ogni memorabile passaggio). Io faccio il genitore meglio che posso, e poi come direbbe Gibran  "i miei figli non sono miei". La mia madrina un giorno mi ha detto: la mattina mi alzo e penso alle 1000 cose che devo fare per i miei figli, ai 1000 errori che potrei commettere e mi viene l'ansia. Poi penso: "Signore, li hai voluti pure tu questi bambini, quindi mi darai una mano" e l'ansia si placa.

(freccia)= "Figli piccoli, problemi piccoli. Figli grandi, problemi grandi!"
(parata e risposta)= Figli piccoli grazie piccole, figli grandi grazie grandi. I figli sono come il vino: più crescono e più aumentano le grazie. Mesi fa godevo a giocare sul tappeto con Samuele, ora (di più) a vederlo tirare la palla gridando "tòòò" (tradotto: goool), domani chissà, ma già mi viene l'acquolina in bocca.

Un vecchio detto semitico dice che "Dio ci chiedrà ragione dei beni non goduti". Godiamoci i figli, ogni istante, ogni scatto di crescita, ogni conquista, non facciamoci scippare queste gioie da preoccupazioni da "piccoli giocatori". Perché la gioia di avere un figlio non ha prezzo, per tutto il resto c'è Mastercard (o Berlicche, la differenza è sottile).

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