lunedì 10 giugno 2013

Mr. Mammo

Riportiamo un interessante articolo di Jenet Erickson dal titolo The myth of "Mr. Mom" sull'importanza dei diversi ruoli di una mamma e di un papà.


Il mito di Mr. Mammo

[...] Qualche anno fa due ricercatori hanno sostenuto in una pubblicazione  sulle scienze familiari che "il sesso dei genitori conta solo in modi che non contano» e che anche se può essere utile disporre di due “figure genitoriali”, i loro generi e la relazione con il bambino non importano più di tanto. Sembrerebbe che i padri – come le madri – siano “usa e getta” in riferimento allo sviluppo dei loro stessi figli.
Non a caso gli argomenti a favore della “genitorialità asessuata” sono spesso basate su una visione particolare di ciò che definisce l’uguaglianza di uomini e donne.
A partire da questa definizione, ciascuno dei due può fare tutto ciò che fa l’altro, e anche altrettanto bene, se ne ha l’opportunità. Quindi, padri e madri sono intercambiabili e l’uno o l’altro genere non sono di per sè necessari, ma reciprocamente sostituibili.

E’ facile vedere perchè queste affermazioni sembrino credibili. Tutti conosciamo madri che sono capofamiglia e padri che svolgono il ruolo tradizionale femminile di fornire cure ai piccoli a tempo pieno. E molte ricerche mostrano che i padri hanno sia il desiderio che la capacità di fornire protezione, nutrimento, affetto e sensibilità ai loro figli.

Ma padre e madre sono realmente la stessa cosa?

Le madri fanno il padre e i padri fanno la madre nello stesso modo in cui lo avrebbe fatto l’altro?

La studiosa canadese Andrea Doucet ha esplorato la questione nel suo libro «Do Men Mother?». La sua vasta ricerca su 118 uomini fornitori di cure primarie, padri “casalinghi” compresi, l’ha portata a concludere che il padre non si comporta come una madre. E questa è una cosa buona.

Benché paternità e maternità abbiano molto in comune, si sono riscontrate differenze critiche e persistenti che si sono rivelate importanti per lo sviluppo dei bambini. Per cominciare, i padri usano più spesso il gioco e il divertimento per mettersi in rapporto con i loro figli.
Senza dubbio molte madri si sono chieste perchè i loro mariti non riescano a trattenersi dal prendere e lanciare per aria il bambino, mentre lei resta nei pressi trattenendo il fiato per la paura. Mentre lui non può capire perchè tutto quello che lei sembra voler fare con il piccolo è tubare e fare le coccole. Eppure, come ha scoperto la Doucet, il gioco e il divertimento sono spesso modi critici di mettersi in rapporto con i figli, sin dalla prima infanzia.
I padri più spesso attribuiscono grande importanza al fatto di portare i loro figli all’aperto per svolgere attività fisiche con loro. Gli uomini sembrano sapere quasi intuitivamente che rispondere alle esigenze fisiche e di sviluppo dei loro figli è un aspetto importante dell’educazione. Quando i padri rispondono alle ferite emotive dei figli, essi differiscono dalle madri perchè mettono a fuoco la risoluzione del problema piuttosto che rivolgersi alla sensazione di dolore. Anche se questo non sembra essere troppo un “prendersi cura”, l’apparente “indifferenza” è utile, specialmente quando i figli crescono.
I figli cercheranno e condivideranno cose con i loro padri proprio a motivo delle loro risposte equilibrate e orientate alla soluzione dei problemi. L’”indifferenza” diventa in realtà una forma strategica di educazione in situazioni emotivamente difficili. E’ anche più probabile che i padri incoraggino i figli ad assumere rischi – su un campo di gioco, nel lavoro scolastico, o nel provare cose nuove.
Mentre le madri in genere scoraggiano l’assunzione di rischi, i padri guidano i figli nel decidere quanto rischio prendere e li incoraggiano a procedere. Allo stesso tempo, i padri sono più in sintonia con lo sviluppo dell’indipendenza fisica, emotiva ed intellettuale del figlio in tutta una serie di cose come: prepararsi il loro pranzo, allacciarsi le scarpe, svolgere incarichi domestici, prendere decisioni riguardo il corso di studi.

Mentre valutava queste differenze, la Doucet si è chiesta se i padri semplicemente non fossero meno “educativi” delle madri. I loro comportamenti non corrispondono sempre alla definizione tradizionale di «essere vicini e rispondere con sensibilità». Ma una parte fondamentale dell’educazione include la capacità di «permettere di allontanarsi».
In questo attento «permettere di allontanarsi» i padri sono particolarmente bravi – in un modo spesso superiore a quello delle madri.
I risultati della Doucet forniscono una prova empirica ai sentimenti descritti da Robert Oscar Lopez in «Public Discours», il suo recente racconto di com’è cresciuto senza la presenza del padre. Lopez si strugge per quello che i bambini nelle famiglie tradizionali danno spesso per scontato – l’opportunità di imparare ad agire, parlare e comportarsi in modi che riflettono le caratteristiche uniche derivanti dall’avere un padre e una madre. Anche se Lopez sarebbe sembrato normale sulla base dei principali indici sociologici (uno studente ben preparato e con ottimi risultati), dentro si sentiva confuso. Con le sue stesse parole, è cresciuto “strano”, incapace di rapportarsi bene e di capire le persone di entrambi i sessi. E questo gli ha reso difficile capire se stesso.

Andrea Doucet conclude la sua relazione con la condivisione di un momento illuminante della sua ricerca. Dopo una lunga serata passata a discutere le loro esperienze come papà singoli, Doucet chiese a un gruppo di padri “soli affidatari”: «In un mondo ideale, quali risorse o strumenti vorreste che fossero messi a disposizione dei padri singoli?». Lei si aspettava che volessero maggiore sostegno e accettazione sociale, più programmi e politiche dirette ai padri singoli. Invece, dopo un’imbarazzante pausa di silenzio, un padre si alzò e disse: «Un mondo ideale sarebbe quello con un padre e una madre. Mentiremmo se fingessimo che non sia così». Dagli altri padri vennero cenni di assenso seguiti da espressioni di approvazione. Sebbene molti di loro avessero avuto amare esperienze di separazione e di divorzio, non poterono fare a meno di riconoscere la connessione intrinseca fra paternità e maternità, e la profonda mancanza avvertita quando l’una o l’altra erano mancate. Gli argomenti a favore della non-essenzialità del padre possono riflettere il tentativo di accettare la realtà che molti bambini oggi crescono senza i loro padri. Ma sicuramente un approccio più efficace e compassionevole sarebbe quello di riconoscere il contributo unico sia del padre che della madre nella vita dei loro figli, e poi fare tutto il possibile perchè questa diventi la realtà per un maggior numero di bambini.

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